20 Mag Charter Night del Cinquantesimo
Charter Night del Cinquantesimo – Hotel Regina Palace – 16 maggio 2015 – Stresa
Più di un anno di eccellente lavoro del Presidente e di molti soci del club viene suggellato da una magica serata. Sono ospiti del club il Vescovo di Novara, il Sindaco di Domodossola, Il Governatore ed il suo vice, i Lions Club della zona, oltre ai club padrino (Arona Stresa) e figlioccio (Vigevano), il club gemello Oberwallis, il Leo Club Cusio-Ossola. Presenta l’inossidabile Cerimoniere Verdi.
Il primo discorso è quello del Presidente Onorario Gian Luigi Caretti:
“Caro Presidente
Autorità Lions, autorità civili e religiose
Amici Lions, gentili Signore.
Benvenuti!
Sono ….. Gian Luigi Caretti, presidente onorario, Charter Member e
Melvin Jones Fellow del Lions Club Domodossola.
Ringrazio il Presidente che, per anzianità d’appartenenza, ha voluto fossi io ad aprire la cerimonia.
Il motivo di questa introduzione alle celebrazioni del 50° anno del club risiede nel fatto che ne ho visto la nascita, lo sviluppo e la crescita come socio fondatore.
Altri due soci che tanti anni fa si trasferirono altrove per motivi di lavoro, Enrico Benedetto e Amedeo Zerbinati, ci stanno onorando della loro presenza, a dimostrazione dell’immutato affetto e amicizia che unisce il nostro sodalizio.
Vorrei inoltre portare i saluti di un altro Socio Fondatore, Giancarlo Siena, che con me ha condiviso il lungo percorso nel club e che, non potendo essere presente questa sera, mi ha pregato di esprimervi la sua amicizia.
E con uguale calore e un velo di malinconia ricordo gli altri soci fondatori non più tra noi: Pietro Chiovenda, Guido Deveronico, Giancarlo Guerra, Gabriele Lincio, Gino Marazza, Giuseppe Calvi, Cesare Goggio, Vincenzo Gallione, Vittorio Falcioni, Lorenzo Piazza, Augusto Tartufari, Alberto Catena, Luigi Tabacchini, Dario Zani, Egidio Pavan.
Cinquant’anni fa mi resi promotore della creazione del club di Domodossola grazie all’adesione e all’entusiasmo di un gruppo di eccellenti amici, al prezioso aiuto del Club padrino il Lions Arona Stresa e dell’allora Presidente Ermanno Lenz.
I primi anni sono stati frenetici ed entusiasmanti.
La soddisfazione per il raggiungimento degli obbiettivi prefissi era grande e condivisa, e questo spirito favoriva l’ingresso di forze nuove, attive e propositive.
Allora come ora, il club è vitale e la recente apertura ai contributi femminili e ad un’eccellenza del mondo della scienza ne amplierà maggiormente gli orizzonti.
Gli anni passati, ferventi d’iniziative, ora scorrono nella mia mente in un turbinio d’emozioni, nel ricordo degli uomini, degli amici e delle loro eccellenti azioni.
Eravamo tutti accomunati, noi Lions così giovani, nell’orgoglio di mettere in pratica e diffondere il messaggio di Melvin Jones.
Il primo anno sponsorizzammo il Lions Club Vigevano, poi generammo i Leo e infine più recentemente sancimmo il Gemellaggio con il Lions Club Oberwallis, un’esperienza che da padrino ho vissuto in prima persona.
Tutto ciò mi ha arricchito, gratificato e onorato.
In questo “giro di boa” dei 50 anni, il club ha il compito di tracciare un bilancio e mettere in luce tutte quelle azioni benefiche e di solidarietà che solo l’unione vera e la sensibilità di uomini di vaglia hanno saputo regalare.
Ma è pur vero che la memoria degli uomini non è eterna.
I simboli delle loro azioni sono i soli destinati a rimanere indelebilmente scolpiti nel tempo.
Per questo sono convinto che il nostro simbolo, la torretta medievale, debba essere conservato come merita.
A distanza di 33 anni dal significativo intervento sul manufatto, è importante dedicare nel prossimo futuro nuove risorse ed energie, promuovendo un restauro conservativo che sta già riscuotendo ampi consensi in città. Anche in questo caso mi sono fatto promotore, ottenendo il favore e l’appoggio unanime dei soci.
Lascerò alla forbita e colta dialettica del nostro Presidente ricordare le innumerevoli iniziative che si sono attuate negli anni, anche per merito del costante lavoro dei nostri cinque Melvin Jones, infaticabili dispensatori d’entusiasmo e d’idee, ai quali si aggiungeranno altri importanti rappresentanti del mondo dell’arte e del volontariato.
In questi 50 anni, non sempre è filato tutto liscio. Qualche malessere si è avvertito, qualche nube all’orizzonte ha oscurato il cielo, ma alla fine il rigore, il rispetto dell’etica e delle regole hanno prevalso.
E, usando un termine marinaresco, direi che mantenere la barra a dritta ha permesso di prendere il vento e gonfiare le vele verso lidi più tranquilli, con la prua puntata verso il futuro.
Questo giorno, pietra miliare nella storia del Lions Club Domodossola, deve essere ricordato come una ricorrenza festosa, preludio di un avvenire di forte impegno sociale.
Ma deve anche essere occasione per rinnovare un messaggio rivolto a giovani e meno giovani affinché, tutti insieme, comprendano e difendano sempre lo spirito del Lions, che si riassume in due semplici parole “WE SERVE”.
Grazie per l’attenzione e buona continuazione.
Lascio ora la parola al Presidente Antonio Pagani….”
Poi il Presidente Antonio Pagani:
“Miei cari amici, termine che comprende ognuno di voi, Autorità, Soci Ospiti italiani e svizzeri, sono assolutamente felice di essere oggi qui con voi e di potervi dare il benvenuto a nome del mio Club e della sua onorevole storia. A voi tutti il mio saluto, la mia emozionata gratitudine e la garanzia di una gradita brevità.
Il tempio greco è da sempre visto come la trasposizione terrena dell’ideale platonico del Bello: l’emblema, il paradigma assoluto della classicità. Candido, le misure geometricamente perfette, armonia ed estetica fuse in una comunione che tende al divino.
Ma all’interno di alcuni di questi templi, in un angolo defilato, c’era una pietra quasi grezza, lavorata ma non finita, incompiuta come una sinfonia che si interrompe sulla sua nota più alta. Veniva messa lì a significare che si può sempre fare di meglio e di più, e che nulla nel mondo terreno è definitivamente perfetto.
Quella pietra potrebbe essere il simbolo della nostra Associazione: fare il meglio possibile e tentare pervicacemente, ostinatamente di dare ancora di più, con generosa, insaziata volontà.
Il Lions Club International è così grande perché ha due grandi genitori: l’emozione e il sentimento.
L’emozione è quella di un’entrata in guerra: il 7 aprile 1917 gli Stati Uniti d’America dichiararono guerra alla Germania, dopo mezzo secolo di pace e di pacificazione. Un teatro di guerra lontano, a molti sconosciuto e incomprensibile, che costò 110.000 caduti. Un trauma che scosse le anime di tante persone sensibili, che assistevano al ritorno di navi ospedale che scaricavano sulle banchine atlantiche migliaia di feriti. Il 10 ottobre di quell’ autunno venne fondato il Lions Club. Un’emozione fortissima che si trascinò dietro un sentimento, di spessore universale. Una causa dolorosa fruttò un effetto grandioso, la sua luce sta per compiere cent’anni e noi ne siamo pienamente irradiati.
Nacque in quei giorni anche l’acronimo LIONS, una passionale interpretazione del nome della nuova associazione voluta da Melvin Jones, il suo primo segretario che per umiltà declinò la presidenza.
Liberty, Intelligence, Our Nation Safety.
Oggi questo acronimo potrebbe essere rivisitato e adattato al tempo che stiamo attraversando. E allora:
L come love, amore, l’alfa e l’omega della nostra vita: l’amore è l’unica cosa che vince il nulla e la paura; una materia prima dell’anima cui mai come in questi tempi possiamo rinunciare, necessaria più dell’aria che ci permette di vivere.
I come insatisfaction. Di ricordi si invecchia, di progetti si torna giovani. Sempre inseguire, mai sentirsi appagati. Il bello di un viaggio è la partenza. Addirittura la progettazione della partenza.
Ma è la O di Occasion che più mi affascina, che sembra raccontare persino una parte della storia della mia vita. Se non avessi incontrato questo nobile gruppo dei Cavalieri del Fare, non avrei mai realizzato, e nemmeno sognato di realizzare, certe cose che hanno dato un senso al mio tempo mortale. In questo club ho trovato il coraggio di guardare ad orizzonti più ampi, che avevano la promettente luce dell’alba.
E credo sia stato o sarà così per tutti, l’importante è saper cogliere l’occasione, quella scritta con la O maiuscola.
Nell’incipiente nuovo Medioevo che sembra avanzare, noi dobbiamo cercare, sforzarci di essere come le abbazie e i conventi sparsi sui monti di quindici secoli fa; fari accesi per tramandare principii e cultura, tracce di civiltà, venature di nobili intenzioni. Non solo noi, certo,ma certamente noi.
I Padri Fondatori ci hanno condotto per mano a questo scopo, per reagire a questo crepuscolo d’inverno. Il motto del Cinquantesimo del nostro Club è “Per tempus ad virtutem”, proprio ad indicare una staffetta che attraversa il tempo, arricchendolo. Tentare di essere fondamenta sicure come le palafitte dei palazzi veneziani che da mille anni sfidano le maree, operare per conferire spiragli di realtà alle ambizioni, per non trasformarle in evanescenti illusioni. E non perdiamoci nella vana diatriba fra internazionalità e territorio, una dicotomia assolutamente inesistente, un’equazione che ammette una sola soluzione.
Occorre sempre restare in vista della riva della internazionalità, talora approdarvi, ma poi solcare, con coraggiosa passione, il mare delle esigenze del nostro territorio. Noi da sempre abbiamo scelto la nostra valle e la nostra città come oggetto privilegiato del nostro impegno.
I nuovi soci si fanno se si restaura la propria pieve, se si onorano i nostri padri, se si fa del bene a chi ogni mattina ci vede uscire di casa, e lui magari ha la casa fredda o vuota e triste.
Certo, si possono fare grandi opere nel Quarto e nel Quinto Mondo, le abbiamo sempre fatte e continueremo a farle, ma lì saremo talora confusi fra i tanti e smarriremo un poco della nostra identità e della nostra intraprendenza: è assai facile firmare un assegno e delegare ad altri, ma l’impegno diretto è tutt’altra cosa. Guardarsi attorno, progettare, confrontarsi, discutere, operare, realizzare. Dare un senso nobile al nostro mettersi e stare insieme. E’ nel concreto e nel visibile che si cementa l’unità di un club.
L’importante è non esitare, navigare anche contro vento, esplorare, scoprire. Provare a sognare. Quello che davvero conta è saper trasformare un angolo di deserto in un giardino, ricco di germogli che sbocceranno in una tavolozza di colori.
Allora anche il problema così assillante per molti della visibilità, conterà davvero poco. Noi non abbiamo bisogno di noleggiare alcun riflettore. Il bene più grande che si fa è quello segreto , compiuto con la semplice naturalezza di quando si lancia un sasso nel mare, ce lo ricorda Madre Teresa di Calcutta. Se ben operiamo, la visibilità ci verrà a cercare, verranno da noi i media senza doverli convocare.
Ma cosa abbiamo fatto noi in questo mezzo secolo? Le parole passano, le immagini rimangono fisse nello specchio della memoria. A loro ho affidato il compito di riassumervi il nostro cammino, la marcia attraverso il tempo del Lions Club Domodossola: sono cambiati gli staffettisti, non i fini, né i modi e le passioni per conseguirli. Vi affido lo scrigno dei nostri ricordi, li introducono alcuni versi che ho tratto da “Elevation” di Baudelaire “ Sopra gli stagni, sopra vallate, e montagne, e marine, e boschi, e nuvole; oltre il sole, oltre le praterie dell’etere celeste, oltre il confine delle sfere stellate, tu voli alto, o mio spirito, con invincibile volontà”.
A questo punto uno splendido filmato, con il marchio del mago informatico Colorisi e del geniale Prola, accresce il tasso di entusiasmo della platea. Poi Antonio chiude:
Non è certo la prima volta che vedo questo filmato, e ogni volta mi emoziona, ripercorro metà della mia stessa vita, da quando ho avuto l’onore di far parte dei Lions. Sono immagini preziose, di uomini e di opere, intenzioni e sogni che sono diventate realtà. Noi dobbiamo ripartire da qui, da quello che avete appena visto. Le basi sono solide e chiare come un’aurora boreale. Un’etica bella come una poesia di Alceo, l’idem sentire di un gruppo, finalità limpide e desiderio di viverle come agli esordi, catturando momenti di cultura e di generosità. E su tutto, la brezza d’aprile della nostra amicizia, solida come una fusione in bronzo. Con la benedizione di Chi lassù ci governa, ci sentiremo sempre all’inizio di una perenne gioventù, avremo la luce del sole e il chiarore delle stelle fisse, e forse ne scopriremo di nuove.
Amici, il libro scritto da Vittorio Gassman aveva un titolo bellissimo, “Un grande avvenire dietro le spalle”. Col suo permesso, vorrei capovolgerlo per potervi dire che noi abbiamo
“Un grande passato davanti a noi.”
Orazio chiuse la sua opera poetica nel “Canto dell’Immortalità” con un grido di speranza, un grido che risuona intatto dopo due millenni, un grido che sale al cielo dell’umanità. “Non omnis moriar!” Non morirò mai del tutto! Se avremo fatto e continueremo a sognare, ad inseguire e a fare il bene, allora anche noi continueremo a vivere.
Buon Compleanno, Domodossola!”
Ed ecco la presentazione dei tre nuovi soci: la prima donna nel club Paola Pavan (padrino Lucchini), l’eccellenza scientifica Andrea Accomazzo (padrino Prola) e l’eccellenza letteraria Massimo Gianoglio (padrino Crosa). Per il curriculum di Andrea servirebbe un’appendice della Treccani!
Il vice-presidente Aurelio Sciaraffa, dopo averci lavorato tanto e bene, ci offre e presenta un concerto di altissimo livello.
Ottima cena, servita velocemente, con meritata benedizione vescovile.
La massima onorificenza Lions, il Melvin Jones Fellow, non viene assegnata a lions. Non vogliamo auto celebrarci, ma premiare due persone vere, al di fuori del club, che, con la loro vita eccellente, hanno dato tantissimo al loro prossimo, in modo diverso.Leonard Gianadda, cittadino onorario di Domodossola, grande benefattore, appassionato di arte, con la sua fondazione di Martigny ha creato un polo di risonanza mondiale. Angelo Petrulli, presidente di GSH Sempione 82, con la sua forza e la sua determinazione ha creato un’associazione che da decenni offre agli sportivi disabili delle opportunità di vita e di crescita eccezionali.
Il momento della consegna dei Melvin Jones è stato di intensa commozione per tutti.
Vengono consegnate delle targhe in segno di gratitudine agli sponsor che hanno permesso al club di realizzare i grandi service di quest’anno eccezionale: la famiglia Pavan, il Leo Club Cusio Ossola, la Fondazione Banca d’Intra e la Fondazione Comunitaria VCO.
Ci sono anche i premi d’anzianità per i soci Caretti (50 anni!!!), Pairazzi (15 anni), Crosa Lenz (10 anni).
Un premio anche ai meriti del Leo Advisor Massimiliano Garino.
Dopo la splendida e squisita torta del Cinquantesimo il passaggio di consegne fra Pagani e Prola chiude l’indimenticabile Charter Night.
Lions Club Domodossola
Gianpaolo Fabbri
addetto stampa
INFO:– 349 8045990 – gianpaolofabbri@email.it
Presidente Antonio Pagani