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Gian Giacomo Galletti

Ricchezza e nobiltà

Gian Giacomo Galletti vive, postuma, una condizione paradossale, quasi assurda. Vi è una città che recita come in una litania laica il suo nome; lo ripete ad ogni angolo, nei suoi luoghi più importanti: una via, un teatro, una scuola, un museo, una biblioteca, un famedio, un monumento… Quasi un’ossessione compulsiva a ricordarlo e a celebrarlo; a tramandare un nome e le opere a quel nome collegate perché a lui dovute. E di contro, l’oblio e l’ignoranza dei più; il Manzoni avrebbe un buon motivo per chiedersi ancora una volta chi era costui.

 

Il Galletti è in effetti un personaggio dai tratti e dalle vicende a volte oscure, un personaggio in parte da riscoprire e in una certa misura ancora da scoprire e decifrare. Il dato più certo di lui, e del tutto indiscutibile, è che gli si devono gratitudine e ammirazione inconsuete. Protagonista di quell’Ottocento attraversato da nuovi sentimenti e nuovissime attenzioni verso quella parte preponderante della popolazione priva di mezzi e di una benché minima cultura, diventa il paladino nei fatti di una radicale trasformazione di una città, trascinandola verso un futuro più nobile con idee innovative che si fanno realtà attraverso donazioni di grande quantità gestite attraverso regole e principi di grande qualità. Nella sua saggezza, modernità, generosità e concretezza ha la visione di un futuro solidale e, per questo, sicuramente migliore. La cultura è per lui lo strumento indispensabile per la crescita dell’uomo; l’istruzione è un bene che deve essere reso accessibile a tutti, non solo ad una fortunata per nascita élite; con l’Imperatore, anche lui è convinto che ognuno deve avere la possibilità di trovare nel suo zaino il bastone di maresciallo. Così il Galletti lascia un immenso dono, che si dovrà però reiterare nel tempo, affinché i suoi effetti benefici possano illuminare un futuro che si dipanerà benevolo, dopo la sua scomparsa, per quanto aveva immaginato, deciso, programmato e operato in vita.

 

Il Lions Club Domodossola vuole essere, nell’anno in cui celebra il cinquantesimo anniversario dalla sua fondazione, l’autore di un omaggio a questo grande Ossolano, meritevole di una maggior conoscenza che porterà ad una nuova e giusta riconoscenza: sarà un’operazione che comprenderà il restauro dei monumenti a lui dedicati, la festa di una scuola, dei premi di studio agli allievi dell’istituto che ne porta il nome. E la pubblicazione di questo libro, che ne traccia la figura umana e racconta ciò che avvenne dopo di lui, la storia secolare di una Fondazione impegnata a realizzare le aspirazioni e i sogni di un uomo che sapeva leggere il futuro ed aiutarlo, con i suoi mezzi, ad essere migliore.

 

 

Antonio Pagani
Lions Club Domodossola

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