21 Mar Dalle Alpi al Pacifico – Sette anni di avventure in barca
Conferenza a cura di Willy Geiger
Sette anni.
Tanto ha dovuto attendere il nostro presidente Fabbri per avere come ospite Willy Geiger.
Un’attesa che, però, è stata ampiamente ripagata con una serata di grande fascino, all’insegna dell’esotismo e dell’impegno ambientale.
Classe 1952, Geiger è un biologo ed ecologo svizzero che, al termine della sua carriera professionale, ha deciso insieme alla moglie Maria di intraprendere una lunga crociera in barca a vela che lo ha portato dal Mediterraneo, agli oceani Atlantico e Pacifico.
A bordo del PITU, un veliero di sedici metri (dallo stesso Willy definita la “rolls royce del mare”) in compagnia del gatto Niky in veste di nostromo, Geiger e Maria hanno navigato per decine di migliaia di miglia toccando i più noti arcipelaghi atlantici (Barbados, Bahamas, Antille).
Al passaggio dell’equatore hanno stappato una bottiglia di champagne e hanno brindato, offrendone simbolicamente un bicchiere anche allo oceano come buon auspicio.
Così vuole la consuetudine marinaresca.
Attraversato il Canale di Panama, Willy e Maria si sono inoltrati nello sconfinato Pacifico visitando prima le meravigliose Galapagos e raggiungendo poi, dopo 21 giorni di attraversata, la Polinesia francese.
Ad attenderli la statua di un giovane Charles Darwin, che proprio da quel arcipelago avrebbe gettato le basi di una delle più rivoluzionarie teorie biologiche.
E poi ancora, a vele spiegate verso la Polinesia francese, le Isole Marchesi; tra i pescatori di perle nere delle isole Gambier, fino alle coste della famigerata isola di Pitcairn, estremo rifugio di quel manipolo di sopravvissuti all’ammutinamento del Bounty alla fine del XVIII sec.
Luoghi carichi di esotismo e di una sensualità adamitica che tanto fascino esercitarono sui viaggiatori occidentali, ma che, non di rado, decaddero a “paradisi infernali”.
Come successe al primo ufficiale Christian Fletcher ed al pittore francese Paul Gauguin.
Ad un tratto, però, anche il “nostro” viaggio idilliaco sulla scia di Willy e Maria si è tramutato in una discesa nell’ade.
Solo che oggi “l’inferno” in cui è precipitato questo mondo non è più quello inquieto dei sensi, ma quello del cambiamento climatico, dell’inquinamento ambientale e della devastazione prodotta dalle microplastiche.
Nei “giri subtropicali” al largo del Pacifico, la civiltà dei consumi è riuscita in poco più di mezzo secolo a far emergere, non dalle, ma sulle acque un sesto continente, interamente composto da rifiuti.
Mentre intere porzioni di ecumene subiscono i disastri prodotti dall’ipertrofia consumistica senza esserne la causa e la popolazione mondiale sfreccia verso i nove miliardi (entro il 2050), l’inaridimento dei suoli sarà causa nei prossimi decenni di sempre più massicci esodi di milioni di persone, soprattutto dall’Africa.
Geiger non ha nascosto il suo pessimismo circa il futuro della Terra; vi sono numerosi indicatori economici, energetici e politici che fanno temere scenari ambientali sempre più complessi e di difficile gestione su scala globale.
Una soluzione?
Willy non ha un momento di esitazione: “reinventare una vita in comune con uno stock limitato di risorse”.
Lions Club Domodossola
Massimo Gianoglio addetto stampa
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Presidente Gianpaolo Fabbri