Area Riservata
 

Un socio si racconta Intervengono Adriano e Felino Sarazzi

Giovedì 10 aprile il club si è raccolto numeroso intorno al Presidente Bonacci per più di una ragione: la consegna del “maxi” assegno da 30.000 Euro nelle mani di Don Barone, a suggello dell’impegno dei Lions ossolani a favore della realizzazione dei sei mini appartamenti per famiglie in difficoltà nei locali della storica casa parrocchiale; la celebrazione della vittoria di squadra ottenuta in occasione dei 41esimi campionati di sci Lions in quel dell’Abetone; e..last but not least per ascoltare il socio Adriano Sarazzi raccontarsi e rievocare, insieme al fratello Felino, “com’era verde la mia valle”.

Comincia Adriano con un excursus storico che individua nella scoperta e nello sfruttamento del minerale ferroso in Valle Antrona la genesi proto industriale di Villadossola; e che vede nell’arrivo dell’intrese Pietro Maria Ceretti, alla fine del XVIII secolo, e nell’installazione a Viganella del primo altoforno altrettanti momenti cruciali.

Il culmine di questa “epica industriale” si raggiungerà nel Novecento, quando a Villadossola, dallo storico nucleo della Pietro Maria Ceretti, si svilupperanno nuove realtà produttive, come la Metallurgica e la SISMA.

Un vero e proprio sistema integrato che oltre ad occupare la stragrande maggioranza della popolazione (su c.ca 7000 abitanti negli anni Settanta del secolo scorso, più di 4mila lavoravano nel settore metallurgico) inciderà profondamente sul tessuto demo-sociale di Villadossola.

Arriveranno, infatti, operai dal Veneto, dalla Calabria, dalla Sardegna, dall’Emilia – Romagna; ed ogni nuovo gruppo segnerà una tappa, introdurrà un cambiamento, anche del tessuto urbano.

Basti pensare al Villaggio Sisma abitato prevalentemente dai romagnoli.

Felino Sarazzi integra l’esposizione del fratello approfondendo alcune aspetti legati alla cultura materiale di Villadossola; di quando, a metà dell’Ottocento, la popolazione era occupata in mestieri oggi scomparsi: carbonini, tessitori di canapa, scalpellini, ambulanti (stagnino, stracciaio, arrotino).

Un “piccolo mondo antico” che ruotava intorno a pratiche ergonomiche millenarie, come la lavorazione del pane, la coltivazione della vite o la preparazione del latte; ognuna strutturata con la propria terminologia dialettale che, grazie al pathos di Felino, recupera (almeno per una sera) quella dignità linguistica di cui troppo frettolosamente i dialetti sono stati privati.

Appoggiandosi alle rime del più famoso poeta di Villadossola – Armando Tami – Felino Sarazzi trova lo slancio per congedarsi con una “sua” poesia in dialetto villese dal titolo: A gho squas nos.

“Ho quasi nostalgia” ammette.

E il pensiero corre a quell’imponente macchinario – lo sbozzatore –  che dallo scorso anno campeggia accanto al teatro La Fabbrica, recuperato proprio grazie all’impegno dei fratelli Sarazzi e dell’associazione Villarte.

Eretto a memoria di quella Villa “operosa” che non c’è più e che da tempo ha smesso di utilizzare macchinari così.

Quella stessa Villa che, prima ancora, aveva smesso di lavorare il burro con la zangola e di erigere cataste di legna da ardere per farne carbone.

Due mondi apparentemente diversi e distanti; se non che la parabola narrativa che Adriano e Felino hanno tracciato, di quando – e com’era – “verde la mia valle” e di come si è passati dalla zangola allo sbozzatore sta tutta nelle parole di un grande storico francese, Fernand Braudel.

Alla domanda che cosa fossero mai state le montagne e le sperdute valli alpine al cospetto della Storia, egli rispose: “fabbriche di uomini”.

Ovvero, contadini trasformati in operai da processi socio – economici all’apparenza ineluttabili.

weserve

Lions Club Domodossola
Massimo Gianoglio addetto stampa
Info: 347 990 4294 – press@lionsdomodossola.it
Presidente Alessandro Bonacci